Maroni

Maroni

Passeggiando nelle zone di Tenno, Arco, Drena e Nago è facile imbattersi in castagneti secolari.

Il castagneto di Campi, nel Comune di Riva del Garda, conta più di 1.500 alberi, il più antico dei quali ha circa 550 anni ed è alto 22 m. Ognuna di queste piante produce circa 30 kg di marroni (“maroni” in dialetto). Nel 2016 i maroni di Campi hanno ottenuto la certificazione De.Co. e nel 2025 anche i maroni di Drena. Il disciplinare prevede che i maroni vengano raccolti rigorosamente a mano.

Dopo la raccolta, ogni ottobre rivive la tradizione della novena, che consiste nell’immersione dei maroni in acqua fredda per nove notti. I frutti che salgono a galla in questo lasso di tempo vengono scartati. Questa procedura li protegge da funghi e altri agenti patogeni, garantendone una maggiore durata. In seguito, si lasciano asciugare al sole e si selezionano i frutti migliori.

Come cucinare i maroni

I maroni si consumano normalmente bolliti o arrostiti. Nei ricettari più antichi ritorna spesso anche la ricetta  della purea di maroni salada: una crema di maroni salata con cui un tempo si accompagnavano i bolliti.

Qual è la differenza tra maroni e castagne?

Una pianta di castagno diventa una pianta di maroni solo con un innesto molto difficoltoso. A fine febbraio si preleva un ramo di un anno da un maroner – una pianta secolare – e con un apposito taglio d’innesto lo si trasferisce su una pianta di castagno selvatico.

Come riconoscere un marone

  • In ogni riccio si trovano di norma tre maroni
  • Il marone ha un guscio lucido con marcate striature
  • La polpa è compatta senza risultare farinosa
  • Difficilmente si presta a essere trasformato in farina
  • Rispetto alla castagna, il marone è più dolce
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